Il Campylobacter jejuni e il C. coli rappresentano i microrganismi responsabili della maggior parte delle diarree da Campylobacter nell’uomo. I biotipi ed i sierotipi sono numerosi, anche il C. laridis, ed il C. fetus sono stati associati a forme diarroiche.
La malattia nell’uomo
I batteri apparteneti al genere Campylobacter causano svariate manifestazioni cliniche, le più comuni sono le malattie diarroiche acute. Sono possibili infezioni in ogni organo o apparato, specialmente nei soggetti immunocompromessi.
Diverse specie di Campylobacter si ritrovano nel tratto gastrointestinale di molti animali da allevamento (pollame, bovini, pecore e suini) e da compagnia ( uccelli, cani e gatti). Questi microrganismi, tuttavia, non causano generalmente malattia nei loro ospiti animali.
Nella maggior parte dei casi la trasmissione dell’infezione all’uomo avviene tramite prodotti alimentari crudi o poco cotti, o tramite contatto diretto con animali infetti. Nei Paesi industrializzati la modalità più comune di acquisizione dell’infezione è rappresentata dall’ingestione di pollame contaminato non cotto a sufficienza (dal 50 al 70% dei casi); altre modalità di trasmissione sono rappresentate dall’ingestione di latte non pastorizzato o di acqua non potabile e dal contatto con animali domestici infetti. Spesso l’infezione si acquisisce durante viaggi nei Paesi in via di sviluppo e solo occasionalmente tramite contatto con feci di persone infette. Le infezioni si registrano in tutto il corso dell’anno, anche se l’incidenza aumenta durante l’estate ed agli inizi dell’autunno. Vengono interessati soggetti di tutte le età. Clinicamente si può osservarre febbre (tipo tifoide), artrite reattiva e, di rado, convulsioni febbrili, sindrome di Guillain-Barré e meningite. Alcuni casi simulano il quadro dell’appendicite acuta. Molte infezioni decorrono in forma asintomatica. Il periodo di incubazione varia 2 a 5 giorni, con un range di 1-10 giorni, in relazione alla quantità di microrganismi ingeriti. Spesso vi è una fase prodromica caratterizzata da febbre, malessere, dolori muscolari e cefalea; i sintomi più comuni della fase intestinale, che si manifesta da 12 a 48 ore dopo l’insorgenza dei prodromi, sono rappresentati da diarrea, dolori crampiformi addominali e febbre. L’intensità della diarrea varia da diverse scariche di feci liquide sino a feci francamente ematiche; la maggior parte dei pazienti che si rivolge al medico accusa più di 10 scariche al giorno.
Tali manifestazioni sono generalmente a risoluzione spontanea; tuttavia i sintomi persistono per più di una settimana nel 10-20% dei casi, e si possono verificare recidive nel 5-10% dei soggetti non trattati. Rare complicanze dell’infezione da Campylobacter sono le setticemie, le colecistiti, le pancreatiti e le cistiti. Inoltre, a distanza di alcune settimane dall’infezione possono svilupparsi artrite reattiva ed altri disturbi reumatici para-infettivi. La diagnosi di enterite da Campylobacter si basa sulla sintomatologia presentata dal paziente, sull’anamnesi alimentare, sulla dimostrazione del microrganismo con l’esame diretto delle feci e/o con l’isolamento e tipizzazione microbiologica.
Trattamento
Il trattamento prevede innanzitutto la correzione dello stato di disidratazione del paziente e dei disordini elettrolitici, dovuti alle numerose scariche diarroiche. La terapia antibiotica (eritromicina o ciprofloxacina per 7 giorni) è indicata soltanto quando siano presenti febbre elevata, diarrea ematica e sintomi che durino da più di una settimana. La prognosi è, comunque, buona in ogni caso.
Diffusione
Questa malattia è diffusa in tutte le parti del mondo (rappresenta il 5%-l4% dei casi di diarrea) colpisce soggetti di tutte le età, con una maggiore incidenza nei bambini . I Campylobacter sono un’importante causa di “diarrea del viaggiatore”. La fonte di infezione nei casi epidemici è rappresentata sostanzialmente dal cibo, soprattutto pollo poco cotto, latte non pastorizzato e acqua non clorata. Le epidemie si verificano in primavera e autunno, mentre i casi, nelle zone a clima temperato aumentano nei mesi più caldi.
Fonte di contagio
Il serbato dell’infezione è rappresentato principalmente da bovini e polli.Un certo ruolo viene svolto anche dagli animali da compagnia in particolare cuccioli di cane e gatto, ma anche da suini, pecore, uccelli e roditori. L’infezione cronica negli animali rappresenta la principale fonte di infezione. Si ritiene che buona parte della carne cruda di pollo sia contaminata da C. jejuni. La contaminazione del latte avviene principalmente attraverso le feci di vacche infette.
Le superfici di lavoro su cui sono state manipolate carni infette rappresentano un ulteriore fonte di contagio sia per le persone sia per gli alimenti.
Per tutto il corso dell’infezione gli individui non trattati con antibiotici continuano a emettere microrganismi..
Prevenzione
Cuocere in maniera adeguata tutti gli alimenti derivati da fonte animale, in particolare il pollame.
Evitare di contaminare nuovamente gli alimenti dopo la cottura.
Sottoporre a pastorizzazione il latte ed a clorazione o bollitura l’acqua destinata al consumo.
Applicare misure igieniche negli allevamenti di polli e nelle fattorie (pulizia, disinfezione, cambio di calzari e abiti) in modo da prevenire la diffusione dell’infezione.
I cuccioli e i gattini affetti da diarrea rappresentano una possibile fonte trasmissione dell’ infezione ai bambini. Il riconoscimento e il controllo dell’infezione da Campylobacter tra gli animali domestici e tra i cuccioli.in particolare sono da considerare importanti strumenti di prevenzione.