
Becker, quarant’anni fa il trionfo a Wimbledon che rivoluzionò il tennis mondiale
Sono passati quarant’anni da quel memorabile luglio 1985 in cui un giovane tedesco di soli 17 anni, soprannominato “Bum Bum”, sconvolse il mondo del tennis vincendo Wimbledon e trasformandolo radicalmente. Era l’epoca in cui il mondo era ancora diviso dalla Guerra Fredda, il Muro di Berlino era ancora un’imponente barriera invalicabile e i cambiamenti sociali e politici si susseguivano ad un ritmo vertiginoso.
Il trionfo di Boris Becker a Wimbledon e il cambiamento del tennis
Nel pieno del clima di tensione internazionale, con la Germania ancora divisa e il regime dell’URSS che esercitava un controllo rigido sulle sue aree di influenza, un giovane tedesco occidentale fece scalpore ai campi di tennis più prestigiosi del mondo. Boris Becker, soprannominato per la potenza dei suoi colpi “Bum Bum”, si impose con una grinta e un talento fuori dal comune, conquistando Wimbledon 1985 e diventando il più giovane vincitore del torneo nella storia, un record che rimane tuttora imbattuto.
Il suo successo non fu solo un’impresa sportiva, ma un vero e proprio spartiacque che segnò l’ingresso di una nuova generazione nel tennis professionistico. Becker portò un gioco aggressivo basato su un servizio potente e un’attitudine combattiva che influenzarono profondamente il modo di giocare, facendo cadere il mito del tennis solo per specialisti della precisione e della tecnica fine.
Il contesto storico e sociale di quell’anno cruciale
Nel 1985, il mondo era ancora segnato da divisioni profonde. Il Muro di Berlino, costruito nel 1961 dalla Germania Est per isolare Berlino Ovest, era un simbolo tangibile della separazione tra Est e Ovest, tra democrazia e regime comunista. Alto 3,6 metri e lungo oltre 155 chilometri, il muro veniva costantemente sorvegliato da guardie armate, e durante i quasi trent’anni di sua esistenza oltre 130 persone persero la vita nel tentativo di attraversarlo.
Quella stessa estate, la Germania Est era sotto l’occhio vigile dell’Unione Sovietica, mentre il mondo occidentale assisteva a una lenta ma inesorabile evoluzione politica e culturale. Il Milan calcistico, ancora nelle mani di Giussy Farina, e il ricordo recente dell’assassinio di Pier Paolo Pasolini, ucciso meno di dieci anni prima, erano parte del tessuto sociale che scandiva la vita quotidiana in Europa.
Becker, figlio della Germania Ovest, rappresentava in qualche modo la speranza e la vitalità di una parte del continente che aspirava a nuove conquiste, non solo nello sport ma anche nella società. La sua vittoria a Wimbledon, infatti, divenne simbolo di un cambiamento che andava oltre il tennis, un’epoca di aperture e di rottura con il passato.
Il Muro di Berlino: storia, impatto e memoria
Il Muro di Berlino è stato per quasi tre decenni l’emblema della Guerra Fredda e della divisione tra Est e Ovest. Costruito nella notte tra il 12 e il 13 agosto 1961, il muro si estendeva lungo 155 km, circondando Berlino Ovest e separandola dalla parte orientale della città controllata dalla Germania Est. La sua funzione era principalmente quella di impedire la fuga massiccia dei cittadini dell’Est verso l’Ovest, fenomeno che aveva messo in crisi il regime comunista.
Durante gli anni, la frontiera divenne un luogo di tensioni, tentativi di fuga, tragedie e repressione. Le guardie di frontiera della DDR ricevevano ordini di sparare a chi cercava di superare il confine, provocando la morte di centinaia di persone. La barriera non era solo un muro di cemento, ma una vera e propria “striscia della morte”, lunga diverse decine di metri, sorvegliata da torri, bunker e recinzioni anticarro.
La caduta del Muro, avvenuta il 9 novembre 1989, segnò la fine di un’epoca e aprì la strada alla riunificazione tedesca, formalmente completata il 3 ottobre 1990. Oggi, parti del muro sono preservate come luoghi di memoria, come la celebre East Side Gallery, dove oltre cento artisti provenienti da più di venti paesi hanno decorato la sezione più lunga rimasta con murales che celebrano la libertà e la pace.
Il percorso della storia del muro è oggi raccontato attraverso musei, memoriali e siti di interesse come il Museo del Muro di Berlino, il Memoriale alla Bernauer Strasse e il Tränenpalast, simboli di una divisione che ha segnato profondamente non solo Berlino ma l’intero continente europeo.
Il ricordo di Pier Paolo Pasolini nel contesto degli anni Ottanta
Nel quadro culturale italiano, gli anni Ottanta erano ancora permeati dal ricordo vivido e doloroso della morte di Pier Paolo Pasolini, assassinato nel 1975. Pasolini, figura poliedrica e controversa, aveva lasciato un segno indelebile nella letteratura, nel cinema e nel dibattito politico e sociale italiano. La sua critica feroce alla borghesia e alla società dei consumi risuonava ancora negli ambienti culturali, mentre la sua produzione letteraria e artistica continuava a essere oggetto di studi e approfondimenti.
Pasolini, con il suo sguardo acuto sulla società italiana del dopoguerra, rappresentava un contrappunto intellettuale alla rapida trasformazione del mondo, un invito a riflettere sulle contraddizioni di un’epoca in rapido mutamento, molto diversa da quella di Boris Becker ma ugualmente significativa nel disegno della storia contemporanea.