
L’Aquila come non l’hai mai vista - antropozoonosi.it
Dalla rinascita post-sisma alla nomina a Capitale italiana della Cultura 2026, L’Aquila si racconta tra arte, memoria, spiritualità e sapori antichi, guidata da voci del territorio e luoghi simbolo.
Nel cuore dell’Abruzzo, L’Aquila si prepara a vivere il 2026 come Capitale italiana della Cultura. Una tappa significativa per una città che, a distanza di anni dal sisma del 6 aprile 2009, continua il suo percorso di ricostruzione, restituendo nuova vita ai luoghi simbolo e riscoprendo la propria anima storica, culturale e spirituale. Il racconto prende forma grazie alle parole di Stefano Bini, che attraverso immagini e testimonianze ci guida tra le architetture restaurate e le storie che resistono.
È il volto di una città che ha deciso di non restare ferma, che ha trasformato le macerie in memoria viva, e le strade in corridoi d’arte, musica e cultura. A dare voce a questo racconto ci sono figure come l’urbanista Mario Centofanti, profondo conoscitore della struttura urbana aquilana, e la musicista Flavia Massimo, che restituisce emozione e identità attraverso le sue composizioni.
Un itinerario culturale tra pietra, fede e parole
Passeggiando tra Piazza Duomo, Corso Vittorio Emanuele, Piazza Palazzo e la scenografica Fontana delle 99 Cannelle, lo spettatore riscopre il cuore pulsante della città. Ogni scorcio diventa un tassello di memoria, ogni edificio ricostruito una prova di tenacia. La visita prosegue con l’ingresso nel Convento di clausura San Basilio, dove Angelo De Nicola racconta il silenzio sacro delle suore Celestine-Benedettine, e poi nella Basilica di Collemaggio, uno dei luoghi più rappresentativi del culto cittadino, dove Don Carmelo Pagano Le Rose ricorda la Perdonanza Celestiniana, patrimonio immateriale dell’UNESCO.

In chiusura, il sindaco Pierluigi Biondi accompagna lo spettatore tra le nuove panchine letterarie, simboli di dialogo tra passato e futuro, e l’Auditorium Renzo Piano, uno spazio dedicato alla musica e alla rinascita, costruito subito dopo il terremoto e divenuto oggi uno dei luoghi più rappresentativi della nuova L’Aquila.
Leggende, cucina e identità di una città dalle 99 anime
L’Aquila nasce nel 1254 come federazione di 99 castelli: da questo mosaico di comunità ha origine anche la leggenda della Fontana delle 99 Cannelle, costruita nel XIII secolo su progetto attribuito a Tancredi da Pentima. Secondo la tradizione, ogni volto scolpito rappresenta uno dei villaggi fondatori, tranne uno. Il volto mancante sarebbe proprio quello dell’architetto, che decise di lasciare un segno della propria opera tra le maschere in pietra.
Il viaggio non può concludersi senza un assaggio delle tradizioni culinarie locali, raccontate dallo chef Giovanni Ippolito. In tavola due piatti che riassumono la montagna, la semplicità e la memoria: gli spaghetti del Gran Sasso con guanciale, ricotta e zafferano, e il classico agnello alle bacche di ginepro, ricetta antica e profumata, emblema della cucina aquilana.