
L'effetto brain freeze - antropozoonosi.it
È importante sottolineare che il “brain freeze” non rappresenta un pericolo per la salute e che il dolore tende a scomparire in pochi secondi senza lasciare conseguenze.
L’esperienza comune di un dolore improvviso e acuto alla fronte dopo aver consumato un alimento molto freddo, come un gelato o una bevanda ghiacciata, è conosciuta come “congelamento cerebrale” o, più formalmente, cefalea da gelato.
Questo fenomeno, spesso sottovalutato, ha una spiegazione neurologica ben definita ed è riconosciuto dalla comunità scientifica come una condizione reale e distinta.
Cos’è il “congelamento cerebrale” e come si manifesta
Il congelamento cerebrale si verifica quando un alimento o una bevanda molto freddi entrano in contatto con la mucosa orale, in particolare con il palato. Questo contatto provoca un improvviso abbassamento della temperatura nella zona orale, scatenando una risposta vascolare complessa: un’iniziale vasocostrizione dei capillari seguita da una vasodilatazione riflessa.
Questa rapida alternanza nel calibro dei vasi sanguigni è alla base del dolore intenso e localizzato, che può irradiarsi dalla bocca alla fronte.
Dal punto di vista neurologico, questa reazione coinvolge il nervo trigemino, fondamentale anche in molte forme di emicrania. La stimolazione del nervo trigemino, che innerva il palato, innesca il dolore, spiegando la somiglianza tra il “brain freeze” e alcune manifestazioni emicraniche. La ganglionuralgia sfenopalatina è infatti il termine medico che definisce questa particolare condizione.
Fattori che aumentano il rischio di mal di testa da cibo freddo
La rapidità con cui si consuma un alimento freddo gioca un ruolo cruciale nell’insorgenza del dolore. Studi recenti indicano che chi mangia un gelato in meno di 30 secondi ha una probabilità più alta di avvertire il congelamento cerebrale rispetto a chi lo gusta più lentamente. Inoltre, l’esposizione di una superficie più ampia del palato al freddo, come quando il cibo si scioglie contro la mucosa orale, aumenta il rischio.

La predisposizione genetica e la storia personale di emicrania sembrano influenzare la sensibilità a questo disturbo: alcune ricerche mostrano che chi soffre di mal di testa ricorrenti o ha familiari con questa condizione potrebbe essere maggiormente vulnerabile al “brain freeze”. Anche altri fattori come stress, variazioni ormonali o luce intensa possono favorire l’insorgenza del dolore.
Contrariamente a quanto si potrebbe supporre, il fenomeno non dipende dalla temperatura esterna, poiché il dolore si manifesta anche in inverno, evidenziando che è il contatto diretto con il freddo a scatenare la cefalea.
Come prevenire e alleviare il mal di testa da freddo
Per evitare il fastidioso dolore legato al congelamento cerebrale, è consigliabile adottare alcune semplici strategie:
- Consumare lentamente i cibi e le bevande molto fredde, evitando di ingerire grandi quantità in un solo boccone o sorso.
- Evitare che il cibo freddo tocchi direttamente il palato o le gengive.
- Lasciare che il gelato o la bevanda si riscaldino leggermente in bocca prima di deglutire.
Qualora il dolore si manifesti, alcune tecniche possono aiutare ad alleviarlo rapidamente. Tra queste:
- Premere la lingua contro il palato riscaldandolo, eventualmente espirando aria calda dalla bocca.
- Inclinar leggermente la testa all’indietro per qualche secondo.
- Bere un liquido tiepido, alternandolo con cibi a temperatura ambiente, con attenzione a non scottarsi.
- Inspirare attraverso la bocca ed espirare dal naso per riscaldare le cavità nasali.