
Attenzione a questi cibi - antropzoonosi.it
Questa nuova evidenza scientifica solleva importanti quesiti sulla sicurezza alimentare e sulla necessità di rivedere le pratiche industriali.
Un recente studio condotto in Francia ha messo in luce una problematica alimentare di crescente interesse: la presenza di residui di esano, un solvente derivato dal petrolio, in diversi prodotti di consumo quotidiano.
Questa scoperta apre nuovi interrogativi sulla sicurezza degli alimenti e sull’impatto dei processi industriali sull’integrità della catena alimentare.
Cos’è l’esano e come arriva nei cibi di uso comune
L’esano è un solvente usato principalmente nell’industria alimentare per l’estrazione degli oli da semi come soia, girasole e colza. Questo processo, sebbene efficace e a basso costo, lascia inevitabilmente tracce di solvente negli oli estratti. Questi residui possono quindi essere presenti in prodotti come margarine, snack e preparazioni industriali contenenti tali oli.
Un aspetto meno noto riguarda la contaminazione indiretta tramite il cosiddetto “panello disoleato”, ovvero la parte solida residua dopo l’estrazione dell’olio, utilizzata come mangime per animali da allevamento.
Mucche, polli e suini alimentati con questi mangimi possono accumulare esano nei loro tessuti e prodotti derivati, come latte, uova e carne. La ricerca condotta dall’INRAE ha fornito la prima dimostrazione scientifica del trasferimento diretto di esano dal mangime agli alimenti di origine animale, sottolineando un percorso di contaminazione prima poco considerato.
La diffusione dei residui di esano negli alimenti e i rischi per la salute
L’inchiesta francese ha analizzato 54 prodotti reperiti nei negozi del Nord della Francia, tra cui oli, margarine, burro, uova e carne di pollo. Sorprendentemente, il 46% dei campioni (25 su 54) conteneva residui di esano, inclusi alcuni oli biologici, dove l’uso di questo solvente è formalmente vietato. Questo dato suggerisce che la contaminazione è più estesa e meno controllata di quanto si fosse ipotizzato.
Dal punto di vista sanitario, l’esano è considerato una sostanza neurotossica e un potenziale interferente endocrino, capace di danneggiare il sistema nervoso e alterare l’equilibrio ormonale, soprattutto in caso di esposizione prolungata o a dosi elevate. Se l’inalazione di esano in ambienti industriali è già riconosciuta come pericolosa, l’impatto della sua ingestione attraverso gli alimenti è oggetto di una crescente attenzione scientifica e normativa.
L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) sta attualmente rivedendo i limiti massimi consentiti di residui di esano nei cibi, alla luce delle nuove evidenze che indicano una presenza più diffusa e significativa di questa sostanza nella dieta quotidiana.
Regolamentazioni, alternative e consigli per i consumatori
La normativa europea in vigore, in particolare la direttiva 2009/32/CE, definisce i limiti accettabili di residui di esano nei vari prodotti alimentari, ma recentemente si è aperto un dibattito sull’opportunità di rendere più stringenti tali limiti o addirittura di vietare l’uso dell’esano nei processi di estrazione degli oli. Metodi alternativi, come l’estrazione meccanica o a freddo, sono già disponibili sul mercato e garantiscono una maggiore sicurezza e sostenibilità.

In questo scenario, cresce la richiesta da parte di esperti e associazioni di introdurre obblighi di trasparenza in etichetta sulla presenza di sostanze come l’esano, per permettere ai consumatori di fare scelte più consapevoli.
In attesa di ulteriori controlli e aggiornamenti normativi anche in Italia, i cittadini possono adottare alcune strategie preventive:
- Preferire prodotti biologici, pur consapevoli che non rappresentano una garanzia assoluta
- Leggere attentamente le etichette, privilegiando oli estratti con tecniche meccaniche o spremuti a freddo
- Limitare il consumo di alimenti industriali a base di oli di semi trattati chimicamente
- Promuovere e sostenere una maggiore trasparenza e regolamentazione da parte delle istituzioni